A proposito di una tradizione garfagnina: Marchiò e il serpente
di Umberto Bertolini e Alberto Borghini
Gli estratti da “Marchio-Metafora-1.pdf” esplorano la tradizione folkloristica garfagnina incentrata sulla figura di Marchiò, un avvocato del XIX secolo associato a un serpente. Questo documento analizza il rapporto tra Marchiò e il serpente attraverso tre momenti retorici principali: la metonimia, dove il serpente è una presenza vicina ma distinta dal personaggio; il parallelismo, in cui la morte di uno è collegata alla morte dell’altro; e la metafora, dove Marchiò si trasforma direttamente nel serpente. La narrazione include varie testimonianze orali che descrivono Marchiò come una figura avida che teneva il serpente, spesso addomesticato o persino in casa, e come la sua morte fosse seguita da quella dell’animale. Infine, il testo suggerisce che il serpente possa essere interpretato come un basilisco o una creatura simile, evidenziando il ricco immaginario folklorico della regione.
Di seguito due approfondimenti, uno audio ed uno che risponde alla domanda: Come si evolve il rapporto tra Marchiò e il serpente nelle diverse narrazioni?
Come si evolve il rapporto tra Marchiò e il serpente nelle diverse narrazioni?
Il rapporto tra Domenico Marchiò e il serpente, nelle diverse narrazioni folkloriche, si evolve attraverso tre momenti retoricamente correlati, che possono essere intesi come un crescendo nel legame tra il personaggio e l’animale.
Ecco come si articola questa evoluzione:
- Relazione di vicinanza e distinzione (Metonimia):
- Inizialmente, il rapporto è descritto come una cura quotidiana da parte di Marchiò nei confronti del serpente. Marchiò gli portava cibo ogni giorno, come pappa di latte con pane, spesso sulle rive del fiume Serchio o in un’area specifica chiamata l’Aiara.
- Il serpente è presentato come un animale ammaestrato, che rispondeva a Marchiò, venendo a mangiare dalla sua mano o presentandosi al suo fischio. Questa relazione, descritta come un affiatamento e amicizia tra l’uomo e l’animale, andò avanti per anni.
- In alcune versioni, il serpente era addirittura custodito nella casa stessa di Marchiò, e lui ci parlava.
- Questo primo momento enfatizza una relazione di “vicinanza” dove il “soggetto del negativo” (Marchiò) e l’entità “fantastica” (il serpente) sono correlate ma rimangono distinte. Alcune fonti suggeriscono che Marchiò fosse un farmacista con la passione per lo studio dei serpenti, e che avesse cresciuto un serpente di nome Gigli da piccolo, rendendo l’inizio della storia una “realtà” prima delle aggiunte fantastiche.
- Rapporto di parallelismo (Doppio):
- In una fase successiva della narrazione, Marchiò e il serpente appaiono come doppi l’uno dell’altro.
- Questo è evidenziato dal fatto che alla morte di uno corrisponde la morte dell’altro. In diverse varianti, quando il serpente viene ucciso dal contadino, Marchiò muore “dopo poco” o di “dispiacere”. Allo stesso modo, quando Marchiò muore, il serpente (e talvolta anche un rospo che Marchiò accudiva in inverno) non viene più visto o viene trovato morto.
- La presenza del serpente (e talvolta del rospo) sulla lapide di Marchiò nel cimitero di San Donnino o nella tomba rinforza questo legame parallelo.
- Identificazione metamorfica (Metafora):
- Il momento retoricamente più “forte” è l’identificazione, dove il personaggio stesso si trasforma nel serpente.
- In queste versioni, dopo la morte di Marchiò, il suo cadavere scompare, e al suo posto nella cassa o nella tomba viene trovato un serpente. Si dice che il serpente fosse in realtà Marchiò stesso, reincarnato o trasformato, e che lo si vedesse in giro per il paese.
- Alcune narrazioni aggiungono elementi di fantasia, come il serpente diabolico e volante che avrebbe portato via il corpo dell’uomo, o la connessione del serpente con una grotta dove era nascosto un tesoro. Questo terzo momento configura una “convergenza metamorfica” o “metaforica” tra il personaggio negativo e l’entità fantastica, con il serpente che diventa il significante diretto del soggetto del negativo.
In sintesi, il rapporto tra Marchiò e il serpente evolve da una semplice interazione e cura, a un parallelismo nelle loro sorti, fino a una completa identificazione e trasformazione, riflettendo una “grammatica del simbolico” nell’immaginario folklorico. Inoltre, il serpente è spesso associato al diavolo, suggerendo che Marchiò avesse fatto un patto, vendendo la sua anima.