Strutture dell’immaginario e tradizione orale – 3
Progetto promosso e coordinato dalla Soprintendenza per il patrimonio, storico, artistico e demoetnoantropologico della Liguria in convenzione con Direzione Scolastica Regionale per la Liguria Centro di Documentazione della Tradizione Orale
Scuola Media di Piazza al Serchio (Lucca), laboratorio demologico, 2002-2003, prof. Attilio Pieri
Paese di provenienza dei racconti: com. di Piazza al Serchio e Giuncugnano – (Lucca)
Caratteristiche del materiale: dattiloscritto dai ragazzi stessi che hanno rielaborato i testi senza interventi dell’insegnante. Il materiale originale è depositato presso il centro di Piazza al Serchio. Ogni testo è completato con i dati abbastanza completi dell’informatore (paese e data di nascita ad esempio), dati che qui non si riportano.
Gli streghi
1.Racconta: Marianna Fontanini
Raccolta da Gabriele Reali
Per essere streghi andavano in un punto che non si sentiva la campana, facevano il circolo e mettevano lo stilletto in mezzo al circolo e lì si divertivano tutta la notte con delle parole bruttissime. Se volevano facevano del male anche alla gente.
Gli streghi mettevano un pentolino dietro la piastra del fuoco con della roba dentro che si ungevano, chiamandolo “il diavolo”. E lui veniva in forma d’un caprone e però non dovevano rammentare il Signore, altrimenti venivano buttati nel fosso e alla mattina li trovavano morti.
Proverbi:
Quando suona l’Ave Maria tutti gli streghi son per la via
Quando suona la mezzanotte tutti gli streghi sono alle porte.
Non si poteva bere alla fontana dopo l’or di notte, che si poteva pigliare lo spirito maligno.
2.Racconta: Ida Reali
Raccolta da Gabriele Reali
Mi è stata raccontata una storia degli Streghi.
Un giorno un uomo fece un viaggio e si portò dietro lo stilletto a posta per gli streghi. Nel ritorno fece tardi. Quando arrivò nella strada, lì accanto c’era un prato e c’erano gli streghi che ballavano. Quest’uomo prese lo stilletto, lo piantò nel prato poi lo lasciò lì e venne a casa. Alla mattina presto ritornò a prendere lo stilletto e ci trovò: bote, gatti, topi e in più c’era una miccia. Lui prese lo stilletto e poi la miccia e la portò a casa. Quando fu a casa ci aveva da portare il concime. E lui tutto il giorno lo fece portare a quella miccia. Gli dava il fieno ma non lo mangiava. La sera la sciolse e la mandò via. Il giorno seguente si sentì dire che era morta una donna in un altro paese: era morta di fatica. Quest’uomo aveva un bambino piccolo nella culla. Dopo qualche giorno lo trovò strozzato nella culla e voleva dire che quella donna che ha portato il concime era una strega.
3.Racconta: Andrea Campoli Raccolta da Silvio Redenti e Marino Micheletti
Una volta c’era un che stea a Nicciano e andava a trovare la sua fidanzata a Casciana.
La sera, da Nicciano attraversava tutte le selve e andava a Casciana a trovare la sua fidanzata e tutte le sere faceva il solito tragitto. Partiva da Nicciano verso le sette e mezza e tornava a casa verso mezzanotte. Una sera d’estate, quando tornava da Casciana, c’era un pianello nelle selve: in questo pianello, quella sera lì, ci vedeva dei lumi e sentiva suonare un violino. Si avvicinava a questi lumi, però non si voleva far vedere. Quando arrivò in questo pianello, c’era una festa da ballo: c’erano tutti uomini e donne, tutti eleganti e c’era uno che suonava il violino. Lui gli disse se poteva suonare il violino e questo uomo gli disse che doveva aspettare cinque minuti e che gli avrebbe regalato un violino: però non lo doveva dire a nessuno che cosa aveva visto quella sera e del violino non doveva dire nulla. Per non far vedere il violino lo nascose in una cassapanca. Però gli scappò detto a suo padre. Il suo padre andò a vedere e al posto del violino ci trovò uno stinco di morto e questo perché lui lo aveva detto a suo padre.
4.Racconta: Alberta Corsi Raccolta da Silvio Redenti e Marino Micheletti
Qui in paese c’era una comitiva di uomini, donne e giovanotti. D’estate più che altro le facevano quelle cose lì. Andavano a ballare al Pradallaria: partivano quando suonava l’Ave Maria, la sera, quando tutti i suoi andavano a letto. Quindi partivano e facevano le nottate a ballare, saltare e trionfare. Ne facevano di tutti i colori: salti, malgesti. Ballavano fino la mattina, però la mattina, come suonava l’Ave Maria, sparivano. Questi Streghi bisognava che prima del suono dell’Ave Maria fossero già ritornati a casa perchè, se venivano scoperti, i suoi li trattavano male. E questa cosa è durata per diverso tempo. E poi una volta vennero scoperti e dopo gli diedero delle punizioni, come fargli portare il fieno.
5.Racconta: Ottavia Franchi Raccolta da Manrico Diamantini e Christian Fantoni
Una volta le mamme si preoccupavano di raccogliere i panni, soprattutto dei loro bambini, prima del suono dell’Ave Maria, la sera, perché erano convinte delle cose che avevano tramandate le loro mamme e le mamme delle loro mamme: cioè che, dopo il suono dell’Ave Maria, gli streghi malefici si aggirassero per le strade del paese e se avessero toccato o sfiorato i panni dei loro bambini stesi per essere asciutti, questi potevano procurare le malattie una volta indossati dai bambini stessi. Quindi si guardavano bene di lasciarli fuori la sera.
6.Racconta: Annetta Fontanini Raccolta da Silvio Redenti
Dicevano così: che, ad esempio, quando c’erano i bambini piccoli, al suono dell’Ave Maria dicevan così che passavan gli Streghi e bisognava raccattare i panni perché altri menti i bambini venivano maldocchiati. Poi qui in questi dintorni dicevano che c’era un campo che la notte gli streghi ci andavano a ballare e ci stavano fino alle quattro del mattino; e dopo arrivava qualcuno e metteva lo Stiletto in croce e lì se ne andavano tutti per conto suo, perché veniva giorno e loro non volevano essere scoperti, questi Streghi. Erano persone del paese.
I vecchi dicevano anche che gli Streghi si trasformavano in capre o nell’asino che portava il concime tutta la notte.
7.Racconta: Marianna Fontanini
Raccolta da Gabriele Reali
Gli streghi sono stati confinati nel Concilio di Tento perché, quando erano liberi, potevano far del male alla gente. Dopo l’Ave Maria della sera si doveva essere in casa e non bere alla fontana fuori, perché si poteva pigliare lo spirito maligno.
Una sera dei giovani si trovarono d’accordo per andare in campagna a ballare.
Avevano il violino che suonava bene. Passò uno: si fermò ad ascoltare e si mise a ballare anche lui.
Quando capì di essere in mezzo al circolo ci pianto lo stilletto, così conobbe tutti quelli che erano a ballare: erano tutti streghi.
Quello che suonava gli regalò il violino e gli disse: «non farlo vedere a tua moglie, altrimenti vai a finire male». Lui andò a casa e nascose il violino dentro il baule perché non lo vedesse la moglie.
La moglie andò a frugare dentro il baule e invece di trovare il violino ci trovò uno stinco di morto.
Allora rincontrò l’amico che gli aveva dato il violino e gli disse: «Riportami il violino, altrimenti per te è finita!».
8.Racconta: Maria Stella Giannelli
Raccolta da Marino Micheletti e Manrico Diamantini
Ai tempi che ero ragazzina come voi, c’erano degli uomini e delle donne che vedevano dei lumini girare intorno alla luna e scendere. Effettivamente tutti li vedevano, ma arrivati nel punto dove erano scesi non c’erano più. Ecco, dicevano che erano le magie degli streghi.
9.Racconta : Fàrida Diamantini
Raccolta da Manrico Diamantini e Marino Micheletti
Una sera un vecchio zio, chiamato “al zio bimbin”, andava a Magliano a trovare la sua morosa e tornava sempre a casa prima del suono dell’Ave Maria per paura degli streghi. Una sera però fece tardi e, arrivato lì al ponte, vide nel campo vicino tante persone che suonavano con gli stinchi di morto e vide anche la sua morosa che ballava. Allora lui piantò lo stiletto in terra e tutti andarono via.
10.Racconta: Carla Borghesi
Raccolta da Manrico Diamantini e Christian Fantoni
Gli streghi ballavano nel posto dove ora c’è il “capannone”. Infatti, prima di farci il “capannone”, ci hanno messo la benedizione.
11.Racconta: Giovanna Sarti
In un paese dell’alta Garfagnana c’era un enorme platano chiamato l’ALBERONE. Tutti avevano paura a passarci accanto perchè era un albero stregato.
I vecchi del posto raccontavano che dentro ci fossero imprigionati degli streghi.
Una sera passò da quel posto un bambino, si fermò vicino a una pianta di noce che si trovava accanto all’ALBERONE.
Il bimbo sentì ridere e vide che sui rami dell’albero c’erano tanti lumini, che gli dicevano:<<Ora sei qui e non puoi più andare via>>.
Il bimbo non si fece spaventare, aveva con se un coltello e lo conficcò nell’albero.
Quei lumini, che erano streghi, cominciarono a dirgli:<<Lasciaci andare, non ti faremo nulla, non toccheremo il tuo sangue per sette generazioni, maschi e femmine>>.
Il bambino allora levò il coltello, gli streghi furono liberi e per sette generazioni non lo toccarono.
La leggenda del violinista stregato
Racconta : Marta Casotti Raccolta da Marino Micheletti
Tantissimi anni fa c’era un prato in mezzo a un bosco. Questa località si chiama tutt’oggi “A piscina”. C’è una grande grotta, un grande prato e c’era allora un grande albero che ora è stato tagliato. Nelle notti di luna piena le streghe e gli streghi si radunavano per far festa .
Per poter ballare e cantare avevano bisogno di qualcuno che riusciva a fare della musica, così in paese c’era un uomo che riusciva a strimpellare qualche nota musicale con il violino.
Questo uomo veniva attratto per chi sa quale forza magica, all’imbrunire, di presentarsi in questo luogo per dare inizio alle danze. Ballavano ore e ore… fino all’alba, di conseguenza l’uomo era costretto a suonare tutta la notte. Si stancava molto e allora gli streghi e streghe gli offrivano monete d’oro e gioielli, quindi lui trovava la forza di suonare, anche se non ce la faceva più. L’uomo racconta che, in tarda nottata, questi streghi si trasformavano in esseri come capre, però eretti come uomini e ballavano saltellando.
La mattina seguente l’uomo si risvegliava da questa magia, ma al posto di portare con sé gioielli, portava coccole di capra.
Pubblicato il: 28.03.2005