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4 gennaio 2026 ore 16 – Anno nuovo … racconti antichi

Le fiabe rappresentano, nelle tradizioni popolari, uno strumento antropologico essenziale per la crescita infantile: organizzano l’esperienza del mondo attraverso strutture narrative che insegnano a gestire paure, desideri e regole sociali, trasmettendo al contempo l’identità culturale di una comunità.​

Struttura cognitiva e regolazione emotiva

Dal punto di vista demo-etno-antropologico, la fiaba non è mera evasione, ma “grammatica del possibile”: la sua struttura triadica (situazione iniziale, prova/conflitto, risoluzione magica) modella il pensiero causale e simbolico del bambino, permettendogli di anticipare conseguenze, negoziare ruoli e simbolizzare l’astratto (il bosco come ignoto, l’oggetto magico come risorsa). In contesti popolari, come le narrazioni orali italiane, questa forma aiuta i bambini a elaborare ansie arcaiche (abbandono, mostri, prova) in un contesto sicuro, trasformando il terrore in mastery emotiva e cognitiva.​

Trasmissione culturale e identità comunitaria

Le fiabe fungono da archivio vivo della cultura popolare: attraverso archetipi (il minore redento, la matrigna ambivalente) tramandano norme etiche, gerarchie familiari e paesaggi locali, radicando il bambino nella memoria collettiva. Nelle veglie contadine o nei musei dell’immaginario folklorico, la narrazione orale attiva un apprendimento partecipativo, dove il bambino non è passivo ma co-costruisce il racconto, assorbendo dialetti, proverbi e valori condivisi – un processo che rafforza il senso di appartenenza e prepara alla vita sociale.​

Narrazione come pratica relazionale e pedagogica

L’atto di raccontare fiabe è eminentemente relazionale: adulto e bambino condividono uno spazio liminale in cui si negoziano significati, si interrogano sul “giusto” e si sperimentano prospettive multiple, favorendo empatia e metacognizione. In chiave antropologica, questa pratica resiste alla cultura digitale, preservando l’oralità come diritto universale all’immaginario, accessibile anche a bambini con bisogni speciali, e contrastando l’uniformità mediatica con la ricchezza delle varianti locali.​

Per la ricerca demo-etno-antropologica, valorizzare le fiabe significa riconoscere il loro ruolo nel preservare l’eredità immateriale: non solo educano l’individuo, ma rigenerano la comunità attraverso generazioni di narratori in erba.​

  1. https://periodicorease.pro.br/rease/article/download/13624/6688
  2. https://riviste.unimi.it/index.php/inopera/article/download/22161/19711
  3. https://rivista-incontri.nl/article/download/11003/12029
  4. https://oaj.fupress.net/index.php/rief/article/download/10431/11359