La persistenza della Pia. analisi di una performance tra filologia popolare e canto in Ottava Rima.
La figura di Pia de’ Tolomei, eternata dal V Canto del Purgatorio dantesco, trascende l’ambito puramente letterario per radicarsi profondamente nell’immaginario collettivo e nella tradizione orale del territorio toscano. La sua “dolente storia” costituisce un corpus narrativo che per secoli è stato oggetto di rielaborazione e trasmissione da parte dei cantastorie, rappresentando un caso di studio privilegiato per l’analisi dei processi di circolazione e variazione del folklore.
Un recente contributo all’indagine di questo fenomeno è rappresentato dal lavoro di ricerca e messa in scena “La dolente storia dell’innocente Pia”, un’operazione culturale che ibrida la narrazione, la lettura performativa e il canto in ottava rima. Questo studio analizza le componenti di tale performance, evidenziando le sue implicazioni demo-etno-antropologiche.
la filologia del cantastorie
Il nucleo della performance, curata e interpretata da Michele Neri, si basa su un approccio metodologico che può essere definito come “filologia popolare”. Il testo performativo non è la riproposizione statica di un’unica fonte, ma il risultato di un libero assemblaggio di “stanze” provenienti da un corpus eterogeneo.
Questa operazione di bricolage testuale attinge consapevolmente a tradizioni diverse che hanno trattato la medesima materia narrativa:
- La tradizione popolare: Rappresentata dal testo più diffuso e conosciuto, quello di Giuseppe Moroni, detto “Niccheri”, un cantastorie che ha fissato la versione più nota al grande pubblico.
- La tradizione colta: Incarnata dal testo aulico e raffinato di Bartolomeo Sestini, che ha trattato la leggenda con un registro letterario.
- La tradizione devozionale: Rintracciabile nella versione di P. Pio da Palestrina, che ne ha accentuato gli aspetti morali e religiosi.
Questo assemblaggio sincretico riflette la natura stessa della tradizione orale, che vive di contaminazioni e adattamenti, assorbendo elementi colti e popolari.
la modalità performativa: parola, voce e canto
La trasmissione della storia al pubblico avviene attraverso la riattivazione delle modalità espressive tipiche della tradizione dei poeti e degli improvvisatori. La performance si articola su tre registri distinti:
- La lettura ad alta voce: Mantiene il legame con il testo scritto, la fonte, e ne valorizza la struttura poetica.
- La narrazione a braccio: Rappresenta il momento dell’oralità pura, in cui il narratore si distacca dalla pagina per connettersi direttamente con il pubblico, adattando il ritmo e il linguaggio.
- Il canto in ottava rima: È l’elemento etnografico centrale. L’uso della melodia di base di matrice toscana per l’esecuzione cantata non è solo un abbellimento, ma un atto di fedeltà alla forma storica di trasmissione di queste vicende. L’ottava rima è, da secoli, il metro dell’epica e della narrazione popolare nell’Italia centrale, e il suo utilizzo qui collega la storia di Pia alle “Storie dei Paladini di Francia” e all’universo dell’epica cavalleresca, che costituisce l’altro grande filone di studio di Neri.
l’archetipo della vittima innocente
La trama, pur nota, viene ripercorsa integralmente per riattivare la sua funzione archetipica. La vicenda di Pia de’ Tolomei, sposa felice di Nello de’ Pannocchieschi, è un dramma morale che poggia su temi universali del folklore:
- L’eroe (negativo): Ghino, l’amico fidato che si trasforma in antagonista. Incarna la lussuria e la vendetta.
- La calunnia: Il tentato approccio respinto da Pia scatena la frustrazione di Ghino, che si traduce in menzogna. Egli insinua in Nello (reduce e sconfitto in battaglia) il tarlo del tradimento.
- L’onore e la giustizia sommaria: Nello, accecato dal sospetto, non cerca prove né offre spiegazioni. Compie l’atto del ripudio e dell’esilio.
- Lo spazio liminale: La Maremma non è solo un luogo geografico, ma un “altrove” simbolico. È la terra lontana, malsana, il luogo dell’esilio dove la virtù viene reclusa e condotta alla morte tragica.
La storia di Pia funziona quindi come un exemplum morale sulla fragilità della virtù di fronte alla calunnia e sulla cecità dell’onore maschile.
il contesto storico e la rete folklorica
L’operazione performativa è completata e inquadrata dall’intervento critico di Paolo Fantozzi, studioso di folklore e storia locale. Il suo contributo sposta l’analisi dal testo alla sua funzione nel territorio.
Fantozzi fornisce il contesto storico e sociale necessario per comprendere la leggenda, ma soprattutto collega la storia di Pia ad altre narrazioni orali che per secoli hanno popolato l’immaginario collettivo dell’area tra Siena e la Maremma. Questo inserimento in una “rete” di racconti popolari (come quelli documentati da Fantozzi per le Alpi Apuane e l’Arcipelago Toscano) dimostra come la leggenda della Pia non sia un elemento isolato, ma parte di un sistema culturale più ampio attraverso cui le comunità hanno elaborato e trasmesso la memoria, i valori e le paure del proprio territorio.
La riproposizione della storia di Pia de’ Tolomei attraverso queste modalità performative si qualifica come un significativo atto di conservazione e, al tempo stesso, di rivitalizzazione del patrimonio immateriale, dimostrando l’efficacia del canto e della narrazione come strumenti vivi di indagine demo-etno-antropologica.
