Il paradosso del “Grullo furbo”: struttura e funzione sociale in “Uno stuzzicadenti prezioso”
Nuova Fiaba Pubblicata: https://open.spotify.com/episode/6IHvAJw3YyzxSqJxdcatSk?si=eqaqKYb9RWa6rNkfhis1hA
Il racconto popolare toscano “Uno stuzzicadenti prezioso”, di cui abbiamo analizzato una recente performance orale, offre un caso di studio esemplare per comprendere la funzione sociale delle “storie di sciocchi” (o “di grulli”, come suggerisce il contesto linguistico della narrazione). Lungi dall’essere un semplice divertissement, la fiaba opera su più livelli, agendo come una parabola dell’anti-furbizia, una critica alla hybris (tracotanza) e un commentario sulla rottura del rito sociale.
L’analisi di questa narrazione rivela tre assi portanti fondamentali:
- L’Archetipo dello Sciocco e la Fallacia della Furbizia
I protagonisti, i due vecchi coniugi, non sono semplicemente sciocchi; la loro tragedia risiede nella convinzione di essere “di molto furbi”. Questa autopercezione è il motore della loro rovina. La narrazione si inserisce in un filone folklorico universale (i “Saggi di Gotham” inglesi, i “Saggi di Chelm” ebraici, o le storie di Giufà nel Mediterraneo) dove la logica viene portata all’estremo assurdo.
L’impresa centrale – abbattere un intero albero per ricavare un singolo stuzzicadenti – è l’iperbole che smaschera la loro “grulleria”. Nel mondo contadino, dove il “senso pratico” e l’economia delle risorse sono virtù cardinali, un tale atto rappresenta un sacrilegio logico. È un’inversione totale della ratio rurale. La loro furbizia è puramente teorica e performativa (chiudono la porta, nascondono la chiave), ma fallisce nell’applicazione pratica (rivelano ogni dettaglio del loro piano al primo passante).
- Il Rito Fallito e la Sostituzione Simbolica
La storia è incorniciata da due potenti elementi rituali: la sostituzione filiale e il banchetto festivo.
La Sostituzione: L’assenza di un figlio (“un bambino che non c’è”) è l’incipit che definisce la mancanza originaria della coppia. Il porcellino, trattato come un “bimbetto” e “viziato”, è un surrogato affettivo. L’atto di sgozzarlo per Ferragosto, pur essendo una pratica rurale standard, assume qui una connotazione di trasgressione: è il fallimento del loro tentativo di “fare famiglia”.
Il Banchetto (Ferragosto): Il pasto è il momento culminante del rito sociale. È preparato con cura (“tovaglia ricamata”, “servito buono”). Il furto del maiale non è solo un furto di cibo, ma il fallimento completo del rito. La comunità (seppur ridotta ai due coniugi) non può cementarsi attorno al pasto condiviso. Lo stuzzicadenti, oggetto della loro assurda ricerca, diventa il simbolo grottesco di questo fallimento: si preparano meticolosamente per il dopo-pasto, ignorando la protezione del pasto stesso.
- L’Intertestualità e l’Avvento del Trickster
Il narratore dimostra una profonda consapevolezza meta-folklorica. I coniugi deridono esplicitamente Pollicino (“mischerello anche lui”) e le sue molliche di pane, credendo che la loro scia di paglia sia una soluzione superiore. È un chiaro esempio di intertestualità. L’ironia, naturalmente, è che proprio questa “furba” scia di paglia serve da guida non per il loro ritorno, ma per l’antagonista.
Il giovane passante incarna perfettamente l’archetipo del Trickster (l’Imbroglione). Egli non usa la forza, ma l’astuzia passiva. Si limita ad ascoltare la vanagloriosa confessione dei “grulli” e a sfruttare le falle del loro piano. Il Trickster, nel folklore, agisce spesso come un riequilibratore del cosmo: punisce la hybris, l’ingenuità e la presunzione.
L’Oralità come Strumento di Coesione
L’epilogo violento della storia – i due coniugi che si picchiano incolpandosi a vicenda (“disgraziata!”) – è tipico del genere. Non c’è catarsi, né morale esplicita. Il fallimento è totale. La struttura narrativa, trasmessa attraverso l’oralità (con le sue inflessioni dialettali, le pause e l’interazione col pubblico, come si evince dalla registrazione), non serve a insegnare “come fare uno stuzzicadenti”, ma a rinforzare i valori comunitari.
“Uno stuzzicadenti prezioso” funziona come un vaccino sociale: esponendo la comunità a una dose controllata di stupidità e alle sue conseguenze disastrose, riafferma per contrasto il valore dell’intelligenza pratica, della discrezione (non rivelare i propri piani) e della vera furbizia, che non è quella che si proclama, ma quella che si esercita in silenzio.