I folletti nella tradizione italiana

Al Museo un incontro con il Professor Carlo Lapucci sulle presenze invisibili del nostro passato

Chi ama le tradizioni popolari e ne studia la storia e le forme troverà un’occasione imperdibile nella serata del 15 maggio, alle ore 21, presso il Museo di San Michele, in Via Ducale 4. Nell’ambito della rassegna “I Giovedì al Museo”, si terrà infatti una conferenza dal titolo I folletti nella tradizione italiana, che vedrà come ospite d’eccezione il Professor Carlo Lapucci, uno dei massimi studiosi italiani nel campo del folclore, della linguistica e della cultura orale. Sarà possibile partecipare all’evento sia in presenza che online, con prenotazione al link: https://bit.ly/maggiomuseo25.

Una figura sfuggente ma onnipresente

L’incontro sarà dedicato a una delle creature più enigmatiche e al tempo stesso familiari dell’immaginario tradizionale: il folletto, descritto dallo stesso Lapucci come “segreto e rumoroso compagno della vita misera e lussuosa dei nostri predecessori”. Presenza silenziosa ma costante, il folletto ha attraversato secoli di vita quotidiana, insinuandosi tra le pieghe dell’esistenza contadina e urbana, nei palazzi come nelle case coloniche, presso artigiani e nobili, senza distinzioni di ceto.

Nella conferenza, il Professor Lapucci condurrà il pubblico in un vero e proprio viaggio antropologico e narrativo attraverso le forme del folletto mediterraneo, con un focus particolare sul Centro e Sud Italia, aree in cui questa creatura si manifesta in molteplici vesti. Il folletto si presenta spesso come spirito domestico o essere dispettoso, a volte benigno, altre inquietante, ma sempre carico di significati simbolici che affondano le radici nella mentalità premoderna, quando il confine tra visibile e invisibile era più permeabile di quanto oggi siamo abituati a credere.

Una credenza antica e stratificata

Come spesso accade nel mondo della cultura popolare, la figura del folletto non può essere racchiusa in una definizione univoca. Essa è il risultato di una sedimentazione culturale lunghissima, fatta di racconti orali, credenze arcaiche, influenze religiose, contaminazioni tra civiltà. Proprio per questa sua natura multiforme e per l’assenza di un corpus normativo o letterario canonico, il folletto è stato a lungo trascurato dagli studi ufficiali: troppo sfuggente, troppo povero di utilità pratica o valore teologico, per essere considerato oggetto “serio” di analisi.

Eppure, come dimostrerà Lapucci, proprio in questa marginalità si cela un intero universo culturale: quello di un’umanità che ha dialogato per secoli con l’invisibile, attribuendo al mondo naturale e domestico una profondità animistica, magica e simbolica oggi spesso dimenticata. Il folletto non era solo una creatura fantastica: era una risposta culturale alla precarietà della vita, alla povertà, al senso del mistero, alla necessità di spiegare l’inspiegabile.

Carlo Lapucci, una vita dedicata alle parole e ai saperi popolari

Ospite della serata sarà Carlo Lapucci, nato a Firenze nel 1940, figura eminente nel panorama degli studi italiani sulla lingua, la letteratura e le tradizioni popolari. Con una formazione letteraria solida e una lunga carriera alle spalle, Lapucci ha collaborato con importanti case editrici e con la RAI (in particolare con Radio Due, per programmi come La luna nel pozzo), ed è autore di un corpus sterminato di opere.

Tra i suoi contributi più noti vi sono il Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, il Dizionario dei proverbi italiani e Fiabe toscane, lavori fondamentali per chiunque voglia comprendere la saggezza e l’ironia della lingua parlata. Alla sua penna si devono anche numerosi racconti, romanzi, poesie e testi teatrali. Per il suo impegno culturale ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi come il Premio il Ceppo per esordienti, il Fiorino d’Oro alla carriera (2018) e il Premio Casentino per la letteratura (2020).

Un’occasione per riscoprire il folclore come patrimonio vivente

La conferenza non si limita alla semplice analisi storica: è anche un invito a riscoprire il folclore come patrimonio vivo, come chiave di lettura del presente attraverso le lenti del passato. In tempi in cui le tradizioni rischiano di essere ridotte a semplice intrattenimento turistico o di cadere nell’oblio, iniziative come questa permettono di restituire loro dignità, profondità e valore conoscitivo.

Per gli studiosi, gli appassionati, gli insegnanti, ma anche per chiunque nutra curiosità per il lato meno visibile della nostra cultura, I folletti nella tradizione italiana rappresenta una rara occasione di ascoltare una voce autorevole, e di aprirsi a una visione del mondo in cui ogni oggetto, ogni angolo della casa, ogni rumore notturno, poteva celare una presenza.

Un tempo in cui il mondo era pieno di storie — e noi eravamo pronti ad ascoltarle.