Omero non deve morire
La tradizione come fondamento della contemporaneità
Nel cuore del ciclo culturale I Giovedì al Museo, il 10 aprile alle ore 21, si terrà un appuntamento di straordinaria rilevanza: “Omero non deve morire”, una conferenza dedicata al valore della tradizione orale e al suo rapporto con le sfide della contemporaneità. Ospite d’eccezione dell’incontro sarà il professor Piercarlo Grimaldi, noto antropologo e studioso delle culture popolari.
L’evento si svolgerà presso la sede del Museo in Via Ducale 4 a San Michele, ma sarà anche possibile seguirlo online prenotandosi al link: https://bit.ly/museoaprile25.
La memoria dell’oblio
Il titolo dell’incontro è un monito: Omero non deve morire. Non è soltanto un riferimento al poeta epico, ma un richiamo simbolico a tutte le forme di sapere trasmesse oralmente, quelle che affondano le radici nell’esperienza condivisa, nel racconto, nel gesto, nel fare quotidiano e nel saper fare tramandato da generazioni.
Secondo Grimaldi, l’oralità è oggi parte della “memoria dell’oblio”. Quella che stiamo attraversando non è soltanto una transizione tecnologica, ma una vera e propria rivoluzione culturale, dove le forme di trasmissione del sapere vengono radicalmente ridefinite. L’intelligenza artificiale, in particolare, sta imponendo nuove modalità di comunicazione e di produzione culturale che, pur nella loro efficacia e innovazione, rischiano di recidere il legame con il passato.
Ma il passato, sostiene Grimaldi, non è un’eredità da conservare in una teca: è un corpo vivo, capace di generare senso, etica e bellezza nel presente. È dunque legittimo chiedersi: come recuperare le valorialità che il passato veicolava attraverso la parola viva? Quali strumenti possiamo attivare per non disperdere il capitale simbolico e identitario che ci ha preceduto?
La tradizione come atto rivoluzionario
In un tempo che tende all’omologazione e all’oblio delle differenze, parlare di tradizione non significa celebrare il folclore, ma riconoscere la forza politica e culturale di pratiche che hanno saputo reggere il mondo prima della modernità. L’antropologia, in tal senso, non può restare neutra: deve farsi strumento critico e creativo, capace di restituire voce e dignità a ciò che la modernità tende a cancellare.
Grimaldi, che ha dedicato la sua carriera allo studio dell’antropologia culturale e delle tradizioni popolari, è stato professore ordinario presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo-Bra, ateneo di cui è stato anche rettore dal 2011 al 2017. Ha insegnato in diverse università italiane e diretto dal 1993 la collana Documenti e ricerche di etnologia europea. È inoltre cofondatore, insieme a Carlo Petrini e Davide Porporato, del progetto Granai della Memoria, un archivio multimediale ispirato alla lezione di Nuto Revelli, dedicato alla conservazione delle storie di vita e della memoria orale.
Nel 2023 ha pubblicato con Rubbettino il volume Di Lune e di falò, ulteriore testimonianza del suo impegno per una narrazione delle culture popolari che sia al contempo scientifica e poetica, storica e visionaria.
Un invito alla responsabilità collettiva
“Omero non deve morire” è, in ultima analisi, un invito alla responsabilità. Non solo per gli antropologi, ma per tutti coloro che vedono nella cultura una possibilità di futuro. In un mondo sempre più mediato e smaterializzato, salvaguardare la parola viva significa proteggere l’umano nella sua interezza: la memoria, l’identità, la relazione.
L’incontro con Piercarlo Grimaldi promette non solo riflessioni teoriche, ma anche uno spazio di risonanza emotiva e politica, in cui riscoprire l’importanza del raccontare e dell’ascoltare. Perché, come ci ricorda il titolo, Omero non deve morire—e con lui, non devono morire le voci che ci hanno generati.