Cori, teatro popolare riti del Natale
Anche in questo anno il Museo propone una serata di musica corale legata al Natale il 27 dicembre alle ore 21 presso la stupenda chiesa di Santa Maria Assunta a Borsigliana. Così partecipa al maggio La sacra rappresentazione della Natività e della strage degli innocenti il 28 dicembre alle ore 15 a Gorfigliano presso la chiesa parrocchiale. Nello scritto seguente si da una panoramica sulla tradizione popolare dei canti in questo periodo “del ritorno della luce“
In Italia i canti natalizi, dalle antiche questue contadine ai cori strutturati parrocchiali e civili, rappresentano uno degli ambiti privilegiati in cui si intrecciano religiosità popolare, costruzione identitaria locale e pratiche musicali collettive. La prospettiva demo‑etno‑antropologica consente di leggerli come dispositivi rituali che organizzano il tempo festivo, i legami sociali e le memorie comunitarie.
Canti di Natale e religiosità popolare
Accanto al repertorio liturgico ufficiale, esiste in Italia un’ampia tradizione di canti natalizi paraliturgici e popolari, spesso in dialetto, trasmessi per via orale e legati a novene, presepi in casa, processioni e visite alle famiglie. Questi canti traducono la teologia della Natività in immagini vicine alla vita quotidiana (stalla, freddo, povertà, lavoro dei pastori), avvicinando il mistero cristiano all’esperienza concreta delle comunità rurali e urbane. In molti contesti, il momento del canto natalizio è anche una forma di “teatro comunitario”: gruppi di cantori attraversano il paese, si fermano davanti alle case o nelle stalle, intrecciando esecuzione musicale, narrazione e socialità.
Questue natalizie e “giri” dei cantori
Le pratiche di questua invernale, che prevedono giri di cantori nel periodo che va dall’Avvento all’Epifania, collocano il canto di Natale dentro una più ampia costellazione di riti di passaggio stagionali. I gruppi (spesso maschili, ma non solo) percorrono le vie del paese intonando canti dedicati alla Natività o al nuovo anno, ricevendo in cambio doni alimentari o piccoli contributi, secondo la logica del dono e contro‑dono tipica delle culture agrarie. Questi “giri” vocali hanno una forte valenza relazionale: consolidano reti di vicinato, ribadiscono gerarchie simboliche (chi riceve per primo, chi offre di più) e segnano la soglia tra il vecchio e il nuovo ciclo agricolo.
Nascita e trasformazioni dei cori di Natale
A partire dall’Ottocento e soprattutto nel Novecento, la tradizione dei canti natalizi si intreccia con lo sviluppo del movimento corale laico e religioso: nascono cori parrocchiali, corali cittadine, gruppi scolastici che organizzano repertori specifici per l’Avvento e il Natale. Questi cori selezionano, rielaborano o armonizzano melodie di tradizione orale, affiancandole a nuovi brani “colti” o d’autore, creando un ponte tra oralità popolare e scrittura musicale. La dimensione performativa si sposta così, in parte, dalla strada e dalla casa alle chiese, ai teatri, alle piazze dei concerti natalizi, trasformando il canto da pratica di questua e vicinato a evento codificato, spesso promosso da istituzioni civili e culturali.
Funzioni sociali e simboliche dei cori natalizi
I cori di Natale svolgono oggi funzioni multiple:
- Funzione identitaria: ogni coro costruisce un proprio “Natale sonoro” selezionando brani in dialetto, pezzi della tradizione locale e repertorio internazionale, rappresentando pubblicamente una certa idea di comunità.
- Funzione pedagogica: in contesti scolastici e associativi il canto natalizio è strumento per trasmettere lingua, storia locale e valore della cooperazione, educando all’ascolto reciproco e alla disciplina corale.bop.unibe
- Funzione patrimoniale: attraverso progetti di ricerca, incisioni e festival corali, parte del repertorio tradizionale viene documentato, valorizzato e riproposto in nuove forme, inscrivendo i canti e le pratiche natalizie nel discorso sul patrimonio culturale immateriale.
Tra tradizione e patrimonializzazione
L’analisi demo‑etno‑antropologica mostra come, in Italia, i canti natalizi e i cori di Natale siano passati da pratiche di forte integrazione con il ciclo agrario e la vita di vicinato a dispositivi rappresentativi che mettono in scena la “tradizione” in contesti spesso mediatizzati e istituzionali. Se da un lato questo processo comporta la perdita di alcune funzioni originarie (questua, controllo sociale diretto, ritualità domestica), dall’altro apre a nuove possibilità di trasmissione, riflessione e auto‑rappresentazione comunitaria. Proprio in questo passaggio tra uso vivo e messa in scena patrimoniale del canto natalizio si colloca uno dei nodi più interessanti per la ricerca demo‑etno‑antropologica contemporanea in Italia.
- http://musicadocta.unibo.it/article/view/4028
- https://bop.unibe.ch/versants/article/download/7239/10280
- https://riviste.unimi.it/index.php/PEML/article/download/18463/16165
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- https://journals.openedition.org/transalpina/pdf/3970
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- https://journals.openedition.org/narrativa/pdf/1819
- https://zenodo.org/record/1607402/files/article.pdf
- http://revistas.ucm.es/index.php/CFIT/article/download/37500/36296
