Fiabe di Potere: La Stanza Proibita tra Mito, Archetipo e Trasformazione

Un’analisi del lavoro di Paola Biato

Le fiabe popolano da sempre l’immaginario collettivo, agendo come depositarie di sapienze antiche e specchi delle strutture profonde della psiche umana. Lungi dall’essere semplici racconti per l’infanzia, esse costituiscono un potente strumento di indagine antropologica, capace di svelare le dinamiche archetipiche che governano tanto l’individuo quanto la collettività. In questa cornice si inserisce il lavoro di Paola Biato, che propone una rilettura audace e trasformativa di uno dei miti più oscuri della nostra tradizione: Barbablù.

Nel suo saggio e nel suo approccio, Biato analizza la figura di Barbablù non come un mero personaggio, ma come la rappresentazione dell’archetipo del “maschile malato”. Si tratta di una forza distruttiva, possessiva e controllante che si manifesta sia nelle dinamiche interiori, come un “predatore interno”, sia in quelle sociali e culturali. Il fulcro simbolico di questa narrazione è la “stanza proibita”: un luogo fisico e metaforico che racchiude l’orrore, il trauma non detto, il segreto che, se svelato, scatena una furia annichilente. Questa stanza rappresenta lo spazio del rimosso, ciò che l’anima e la società temono di guardare, ma il cui accesso è, paradossalmente, la chiave per la conoscenza e la liberazione.

L’originalità della prospettiva di Biato risiede nell’introdurre una controparte archetipica a Barbablù: Sherazade. La protagonista de Le mille e una notte diventa l’emblema della coscienza creatrice, colei che non subisce passivamente il destino di morte, ma lo trasforma attraverso il potere della narrazione, dell’immaginazione e del linguaggio poetico. Sherazade è la creatrice di eventi, colei che, attraverso il “logos” evocativo, apre varchi di senso là dove sembra regnare solo il silenzio della violenza.

In questa dialettica, la coscienza-Sherazade è vista come un seme potenziale presente in ogni essere umano. È la capacità intrinseca di affrontare la propria stanza proibita non con la forza bruta, ma con l’intelligenza intuitiva, risvegliando risorse interiori e generando nuove visioni. La fiaba, quindi, cessa di essere la cronaca di una vittima impotente e diventa un manuale per un lavoro interiore di consapevolezza. Diventa uno strumento critico e simbolico in grado di attivare processi di guarigione psico-fisica e spirituale.

Il lavoro di Paola Biato, che affonda le sue radici nel Counselling gestaltico, nelle Costellazioni familiari e immaginali (aderendo alla scuola di Selene Calloni Williams) e nell’uso di strumenti da lei creati come i Tarocchi fiabeschi e il metodo Metafiabe®, dimostra come il materiale mitico possa essere attualizzato e utilizzato come tecnologia dell’anima.

L’invito è quello di viaggiare “oltre” e “dentro” la narrazione tradizionale per scoprire che la stanza proibita, sebbene luogo di paura, è anche e soprattutto un luogo di rivelazione. Attraverso questa lente, la fiaba diventa il campo in cui si può coltivare una rivoluzione autentica che, come ogni vero cambiamento, non può che iniziare dall’interno.


Evento di riferimento:

L’analisi di questi temi sarà approfondita da Paola Biato durante l’incontro “Fiabe di Potere: la stanza proibita tra mito, archetipo e trasformazione”, che si terrà il 16 ottobre alle ore 21:00 nell’ambito dei “Giovedì al Museo”.

L’evento si svolgerà in Via Ducale 4 a San Michele e sarà accessibile anche online previa prenotazione.