Il Folletto

Buffardello, Baffardello, Pappardello, Linchetto

Sono  alcuni dei nomi che ricorrono in Garfagnana e zone vicine per indicare un folletto dispettoso e/o un vento improvviso che porta in alto foglie e fieno o viceversa le raccoglie ordinatamente.

Buffardello

Si raccontava che fosse uno spirito invisibile, o un uccello, o una palla nera, oppure, più frequentemente, un essere con cappellino e a volte anche con occhiali che poteva venire dal bosco o da fuori o stava anche sotto la gronda del tetto (vedi “aspetto del Buffardello“).

Frequentemente si interessava dei cavalli e delle loro criniere o delle mucche che portava al pascolo o forniva loro il fieno o lo toglieva, così poteva esserci interesse per asini o muli o altri animali.

Era temuto in particolare per i dispetti in casa e soprattutto quando premeva sul petto, quando si dormiva, togliendo il respiro.

Le donne erano le vittime predilette; poteva anche cercare di soffocare i bambini nella culla, ma per fortuna aveva le mani bucate. 

C’erano diversi modi per stancarlo, allontanarlo: non sopportava il colore rosso, o vedere mangiare mentre si fanno “i proprio bisogni”; la stadera ai piedi del letto gli impediva di salire sullo stesso, così come la camicia del marito di casa.

A S.Anastasio si conosceva sotto forma di vento dispettoso, a  Borsigliana si raccontava dell’incubo notturno, a Vagli di Sotto succhiava il latte alle mucche, a Magnano era un piccolo gnomo che portava bene o male alle mucche nelle stalle, a Capoli  era di nuovo un peso che schiacciava il petto e immobilizzava, a Chiozza tornava l’identificazione con i venti improvvisi dell’estate, e così a Gorfigliano, a Piazza al Serchio si trovava l’identificazione con un uccello o un essere piccolo che ammucchiava le foglie, a Pieve San Lorenzo sfaceva la tela, a Vagli abitava nell’orecchio dei cavalli, a Cosina di Piazza al Serchio era una palla nera, ad Albiano aveva le mani bucate.

Aspetto del Folletto

Come veniva rappresentato questo essere?
Raccogliamo le testimonianze in ordine.
Poteva essere uno spirito: “era tipo uno spiritello che girava per il paese e faceva i dispetti” e ancora “Forse un omino piccolo… uno spirito”.

Dallo spirito si passava facilmente a pensarlo come vento, dispettoso o anche favorevole: “era come un vento, non era una persona”. Sotto queste spoglie lo troviamo un po’ in ogni dove.

Aspetto Folletto

Prevaleva tuttavia l’immagine di un animale; quale? “era un animale… tipo un uccello”, “un animale però che vien di notte”, “un animale bianco, un uccello bianco, Baffardello lo chiamavano”, “era un animale scuro, quasi come fosse un uccello”. C’era chi affermava con sicurezza: “Il baffardello era un uccello”, “lì si sentiva questo uccello grosso che fischiava e lo chiamavano il baffardello”, “un uccello che fa paura, questo baffardello”, “è un uccello che sta sopra i pini, a volte canta come una civetta”, “era un uccello di sera”, “è un uccello che sta più che altro sulla torre lassù”. Ma sulla dimensione? “era un uccello grosso, come un’anatra”, “il baffardello era un uccellaccio che veniva la notte”, “è un uccellaccio grosso”. Ma poteva essere più piccolo “tipo un pipistrello”, anzi “Baffardello mezzo topo e mezzo uccello”.

Se la rappresentazione del nostro come un uccello è quella più diffusa fra gli animali, tuttavia vengono ricordati anche altri: “Il Baffardello era un animale, notturno, non volava, un animale come un gatto”, “Era un animale, un baffardello che non si vedeva… era come il gatto”, “(faceva) un verso come un cavallo, più corto, era tipo un gatto credo”, “dicevano che il baffardello era un miccio, un asino”

Talora si rimaneva sul generico: “Il Baffardello era un animaletto che arrivava di notte, allora si scappava”, “Peloso a toccarlo”, “Il Baffardello esiste sul serio, è un animaletto nero così, che ha la coda… sembra uno scoiattolo. Per lo più sta nella stalla dove ci son le mucche e gli piace stare sulla coda, si mette nella coda della mucca e le imboga (intreccia) tutte …”, “Andava nelle stalle, … è un affaretto nero, come… un po’ diverso dallo scoiattolo, ha una coda nera, tutto nero, due baffi lunghi”, “veniva una nuvola di questi animali, noialtri gli s’andava dietro e si diceva: ”E’ venuto il baffardello!”, “era una persona, ma si trasformava come tipo in un caprone”.

C’erano poi le raffigurazioni antropomorfiche, sicuramente le più diffuse (insieme al vento): “è un gobbetto che di notte lo senti camminare sulle terrazze… senti… con questo passo sfrascicato, da zoppo”, “era un uomo col cappello di ferro e le scarpe di legno – Io, poi, me lo sono sempre immaginato brutto e piccoletto”, ”Il Baffardello? Era una persona, un uomo che si mascherava di notte e poi andava in qua e là così per le strade e dicevano che era il Baffardello… Era un uomo travestito, io l’ho sempre sentito dire così poi…”.

Ma soprattutto “Il baffardello è piccolino ed è vestito come uno gnomo, perché ha il cappello, quello lungo. Ma non ha un colore particolare, ha i colori della natura… verde. E infatti si mimetizza quando scappa”, “era una specie di gnomo”, “E’ un omettino che fa tutte codine”, “Il Baffardello, secondo la leggenda, era un omino alto così, piccolo piccolo, cattivo e dispettoso”, “Era un nanetto: capelli piuttosto lunghi, il viso lungo e le mani pelose e bucate […] portava un berretto.”, “Aveva un tridente, come un nano, come uno gnomo, col cappuccio, coi piedi lunghi, il corpo corto e questo qui aveva in mano, sì, una forca a tre denti”, “E lui, questo Baffardello, era un ometto così piccolino, vestito di rosso, un cappellino rosso, andava prendeva queste pecore”, “Un omino piccolino così, vestito di rosso, con un cappellino rosso”, “Mia nonna mi raccontava quella del “Baffardello”, diceva che era un omino con le gambine corte […] che dormiva sotto i letti…”, “era come un omino piccino, piccino”, “era basso, basso, passava attraverso le chiudende”, “è un omino, rosso, “più piccolo, con questo cappuccio rosso, a punta, che gli arrivava fin nella schiena”.

C’erano anche delle rime: “Il buffardello è un omino grossolano/ vestito da gitano./ Porta in testa un berretto/ e abita sotto il tetto.”

Qualcuno narra di averlo incontrato: “vide un omino piccolo piccolo e nero aprire la porta”, “un viso non tanto grande, pallido, con dei capelli neri, con la divisa nel mezzo, nerissimi, con due occhi tondi, grandi che la fissavano”, ”era un omino vestito di rosso, tipo un saltimbanco”, “aveva una gamba verde, una rossa, due corna, certi occhi”, “era piccolino come un gattino e aveva, in testa, aveva un cappellino rosso […] fatto a punta”, “aveva gli occhi fosforescenti, vedeva solo la notte, il giorno non vedeva”.

Concludiamo con altre immagini: “un uomo alto mezzo metro e con le mani bucate”, “è un omino grasso e basso. Porta un paio di occhiali al collo e in testa un berretto rosso”, “aveva un cappellin di paglia in cima all’orecchie!”, “uno gnomo che aveva un cappello con sopra una specie di pon pon!”.

Eccetera, eccetera eccetera.

Umberto Bertolini

Videoracconti

Di seguito una lista di videoracconti da leggere/ascoltare: